Come discepolo a maestro. Giovanni Montali-Romolo Murri (lettere inedite 1937-1944), Pazzini 2023.
Dalla Prefazione di Cinzia Montevecchi e Natalino Valentini
L’istituto Superiore di Scienze Religiose “A. Marvelli”, insieme alla Biblioteca Diocesana “Mons. E. Biancheri”, dopo aver portato a termine negli ultimi anni l’imponente progetto di Storia della Chiesa Riminese (dalle origini ai nostri giorni) in quattro volumi, hanno continuato ad animare e sostenere ricerche e approfondimenti su particolari eventi storici e figure significative del XX secolo. In questo contesto si colloca la riscoperta prima di Igino Righetti, poi di don Giovanni Montali, con la realizzazione di seminari di ricerca, conferenze, mostre e pubblicazioni. Due anni orsono, all’interno dell’opera Don Giovanni Montali. La forza della carità per una rinascita civile (a cura di G. Gozzi, Pazzini ed. Villa Verucchio-RN 2020), erano pubblicate sette lettere inedite di Montali a Murri, ed era stato formulato il proposito di pubblicare per intero, quanto prima, l’intero epistolario. Così hanno preso avvio i lavori di ricerca, e quella che poteva rimanere solo una buona intenzione si è a poco a poco trasformata in realtà grazie anzitutto alla Fondazione Romolo Murri dell’Università di Urbino che ha gentilmente messo a disposizione le 160 lettere manoscritte di Montali ivi custodite. Ringraziamo al riguardo il prof. Alfonso Botti, il prof. Daniele Menozzi e la prof.ssa Ilaria Biagioli, componenti del Comitato Scientifico della Fondazione. Un ringraziamento speciale va poi a coloro che si sono prodigati più direttamente a questo progetto editoriale, il dott. Sebastiano Miccoli e il prof. Piergiorgio Grassi.
Contributo fondamentale è giunto, come per la precedente pubblicazione, dal Comune di Riccione, che ha inteso celebrare i cento anni della sua nascita come comune autonomo (19 ottobre 1922), anche ricordando uno dei cittadini che l’ha onorato con il suo impegno pastorale e sociale.
Le lettere di Montali a Romolo Murri che qui vengono pubblicate per la prima volta, mettono in luce non solo il suo amore per la cultura e la sua fedeltà alla Chiesa nonostante tutto, ma in particolare il suo amore per la libertà.
Tutto ciò si manifesta nel desiderio – evidente nel lavoro di traduttore – di aprirsi ad orizzonti europei, sia sul piano politico che pastorale; e lo rende disposto a non allinearsi alle scelte della Chiesa ufficiale, per rimanere fedele fino alla fine all’amicizia con Romolo Murri. Un’amicizia asimmetrica, da discepolo a maestro, ma sempre all’insegna della franchezza.
Non per nulla i versi di Dante che don Giovanni amava citare recitano:
Lo maggior don che Dio per la sua larghezza
fesse creando e alla sua bontade
più conformato, e quel ch’e’ più apprezza
fu della volontà la libertade
(Paradiso, V, 19-22).